giovedì 15 maggio 2008

Transilvania


Inserisco qui il mio diario di viaggio in Transilvania
Prendiamo il pullman eurolines da Milano ad Arad. Arrivati ad Arad cambiamo gli euro e prendiamo un taxi. I taxi affidabili hanno scritto sopra il nome della ditta, il prezzo al chilometro (1,5-1,8 RON per km) e accendono il cronometro quando si sale. Ero troppo sospettosa all’inizio ma abbassando la guardia mi sono sentito bene. Infatti nessuno ha provato ad imbrogliarci in questa escursione.
Abbiamo dormito una notte nell’albergo Ardealul in pieno centro, che si vantava con il fatto che qui hanno fatto concerti Strauss, Brams e Liszt. Ora è un albergo a due stelle, con il tappeto rosso lungo le scale; vuol mantenere l’antica atmosfera. Vicino all’albergo c’era un negozietto aperto 24 ore su 24, molto utile. Dopo che ci siamo sistemati e mangiato bene abbiamo fatto una passeggiata fino alla Piazza della Riconciliazione, che non è la più bella della città ma che ha dà il ruolo storico di questa città di frontiera. E proprio qui ad Arad il 6 ottobre 1849 furono uccisi i 13 generali ungheresi sconfitti, mentre gli austriaci brindavano con le birre. In memoria di ciò gli ungheresi alzarono una statua della libertà e non brindano più con la birra. Abbiamo passeggiato in centro , abbiamo vista la chiesa cattolica, un parco dei bambini, la chiesa rosa protestante. Arad è una bella città con un’atmosfera austro-ungarica anche se a volte i segni di trascuratezza ci deludono. Abbiamo passeggiato sul lungo fiume Mures. In parte il nostro viaggio ha seguito la valle del Mures. Siamo usciti per la cena e poi una passeggiata notturna nel centro città. Eh si, Cenerentola di notte era proprio fascinosa!
Dopo la colazione siamo andati a prendere il treno. In Romania tra due città anche vicine non ci sono che 2-3 treni al giorno. Scendiamo a Deva, ai piedi di una collina vulcanica sulla quale si trovano le rovine della fortezza di Deva. Quella fortezza fu alzata dalle fate, cosi dice il Castello nei Carpazi di Jules Verne, ma ma un'esplosione nel 1849 la fece diventare un mucchio di rovine. Adesso è in ristrutturazione.
Un pulmino ci porta a Hunedoara. Tutto il paesaggio è deturpato dalle rovine ingombranti di bruttissimi fornelli arrugginiti della vecchia fabbrica siderurgica. Queste sono le pesanti eredità di 50 anni del Comunismo. Ma la vista del castello merita la fatica di sopportare la vista della fabbrica perché il castello degli Hunyadi di Hunedoara è fiabesco, è cosi bello che sembra irreale. Un vero castello gotico con due torri asimmetriche, ponte levatoio compreso.
Il più celebre personaggio che abitò il castello fu appunto Hunyadi Iancu, detto il Cavaliere Bianco. Lui, il padrone del castello ci saluta dalla cappella del suo castello. Ha begli occhi azzurri e all’inizio del Quattrocento fu uno dei massimi governatori della Transilvania e un grande cavaliere di ventura. La battaglia che lo rese celebre fu quella di Belgrado, dove sbaragliò inaspettatamente i turchi liberando Belgrado. Solo che a seguito delle ferite morì poco dopo la battaglia. Si dice che le campane suonano il mezzogiorno per ricordare la sua vittoria. Ebbe due figli, il re Mattia Corvino e Hunyadi Laszlo. Il suo consigliere era un frate francescano Capestrano, che lottò assieme con lui a Belgrado. Nel palazzo c’è la sua stanza. C’è anche la sala del consiglio con colonne gotiche molto suggestiva.
Nel castello c'era un'esposizione, molto interessante con i resti archeologici trovati tra il Mures e il Danubio ed abbiamo scoperto che qui c’erano forme di scrittura pre-fenicee che attestano che nella valle del Danubio c’era una cultura fiorente intorno a 5000 anni fa, mille anni prima delle Piramidi.
Compriamo qualche ricordo dal castello poi andiamo verso la stazione. Prendiamo il pullman per Alba Iulia Il paesaggio è bello, campi di girasole che fanno da cornice alle alte colline e montagne, ogni tanto si vede il Mures. L’autista dimentica semplicemente di fermarsi ad Alba Iulia, quando ci accorgiamo che ormai stiamo lasciando la città lo facciamo tornare indietro; ma ci scarica in una fermata dell’autobus e ci dice di andare con quello in centro.
Alba Iulia fu la capitale politica della Transilvania dal 1526 al 1700 e questi 170 anni furono i più felici e fiorenti per la Transilvania perché era una nazione autonoma e per questo io volevo vedere quella capitale. Poche cose ricordano la passata grandezza, se non la fila di qualche kilometro per entrare in città. La città non è un granché. La cittadella è bella, pulita ma niente di quella diabolica libertà di quella capitale ribelle a tutti i grandi poteri Occidentali.
Di veramente antico e ben conservato rimane solo la bella chiesa romanico-gotica, c’è anche l’arcivescovado romano-cattolico, l’antico palazzo principesco che ricorda il periodo del principato autonomo. Nella chiesa ci sono i sarcofagi di alcuni dei grandi principi. Giovanni Hunyadi dal cui castello stiamo venendo (sul sarcofago è scolpita proprio la battaglia di Belgrado), Sigismondo, il principe unitariano che decretò la libertà religiosa, sua madre la regina Isabella.
Due grandi palazzi classicheggianti con statue e la chiesa ortodossa dell’Incoronazione ricordano che il 1 dicembre 1918 la Transilvania si unì alla Romania e re Michele fu incoronato re della Grande Romania qui in Alba Iulia. Infatti Alba Julia è un po’ la capitale storica e nascosta dalla Romania.
Con il primo treno arriviamo a Cluj- Napoca o Kolozsvar o Klausenburg o come volete voi, capitale culturale di Transilvania. Ci aspetta un’amica, Rosy, che ci fa trovare una cena di piatti tipici: brodo, verza alla Cluj e un dolcetto di ricotta con uovo uva spina e pasta, il Vargabeles, palinka, vino bollito, birra e pane fatto in casa dalla sua mamma.
Il terzo giorno lo dedichiamo a questa città. Cominciamo con la bella chiesa gotica San Michele. Davanti alla chiesa si trova la statua equestre di re Mattia Corvino figlio di Hunyadi, non lontano troviamo la casa dove è nato. I romeni sono orgogliosi che il nonno di re Mattia fosse romeno. Per gli ungheresi lui è IL RE per eccellenza. Molte favole ungheresi hanno come personaggio Mattia che è il re accorto, saggio, valoroso e amante della giustizia; un po’ un Salomone Ungherese. Si dice che spesso si travestiva da soldato, studente o da povero. Così vedeva come si comportavano i ricchi e chi gestiva il potere, punendo gli immeritevoli, gli arroganti e gli sfruttatori.
Sotto il suo regno l’Ungheria raggiunse la massima espansione ed egli arrivò ad aspirare a divenire imperatore del Sacro Romano impero ma solo la morte prematura glielo impedì; amava la cultura italiana e introdusse l’umanesimo in Ungheria; amava molto i libri e l’arte.
La piazza di Mattia è circondata da bei palazzi, negozi e ristoranti. In una piazza vicina abbiamo visitato la chiesa ortodossa che ha una bella iconostasi, un’altra chiesa gotica senza torre, protestante, davanti la statua trecentesca di San Giorgio che uccide il drago, l’Università Babes Bolyai. Cluj è prima di tutto una città universitaria.
Dall’università siamo saliti verso il cimitero monumentale Hazsongardi, cimitero piuttosto sereno, e il giardino botanico. Il pomeriggio siamo saliti sulla collina Cetatuia, il punto panoramico della città. Cluj è una città carina.
Nel quarto giorno abbiamo preso in noleggio una Ford Fiesta e siamo partiti verso Sovata.
Siamo usciti da Cluj. Si poteva andare molto veloce fino a Turda. A Turda abbiamo visitato la chiesa gotica protestante con una lunga torre. I soli ornamenti dentro sono le tovaglie con ricami tipici della zona con filo rosso molto spesso e motivi floreali. Davanti alla chiesa e al piccolo palazzo principesco ci sono tombe romane.
La chiesa cattolica sempre gotica ha una placca che ricorda che In this church è stato dichiarato nel 1568 il diritto della libertà di coscienza. Tanto di capello! Dopo che assaggiamo l'arrosto di Torda proseguiamo verso la terra dei Szekely.
La loro capitale è stata Marosvasarhely/Targu Mures.
Ci fermiamo proprio nella piazza delle rose, che mi sembra un piccolo gioiello. Il comune ha una elegante torre slanciata, che dà una nota virile all’insieme architettonico composto dal comune e dal palazzo della cultura. Il complesso venne costruito in stille Liberty con il tetto in mosaico di maiolica che abbina il romanticismo con i motivi floreali popolareschi, con un gusto orientaleggiante. L’interno del palazzo della cultura non è meno scenografico, c’è un’atmosfera fiabesca. La stanza più spettacolare è il salone degli specchi con 12 vetrate che come ci spiega la guida raccontano leggende di amore d’oltretomba e tragedie umane dei Szeculi, hanno proprio un grande senso del tragico.
Ci sarebbero anche altre cose da visitare a Targu Mures ma dobbiamo partire perché ci aspetta Sovata.
Sovata è una stazione termale che guarisce da tanti mali e rende fertili. Ha tre laghi salati, il più grande è il lago dell’orso perché ha la forma di una pelle di orso. Ci sistemiamo in piccole cassette di legno, che sembrano le case dei sette nani, con 1 euro /notte/ persona.
Però il tempo non è stato clemente con noi ed il terzo giorno pioveva a dirotto cosi siamo andati a Paraid/Praid a visitare la miniera di sale. La miniera era composta di saloni enormi e altissimi come delle cattedrali; c’era un parco giochi, un museo della miniera e vari negozi di prodotti medicali, cosmetici, un’enoteca e cristalli di sale e sali terapeutici. Infatti qui la gente viene a curarsi con l’aria della salina. In un’altra sala c’erano le panchine, si giocava, ping-pong etc, e poi c’era una piccola chiesa nel fondo della miniera. Era un’interessante atmosfera lunare.
Quando siamo usciti dalla miniera c’era sole. Abbiamo girato un po’ nel paesino, anche per vedere i portali tipici intaglianti nel legno con tulipani e colombe, da assaggiare il kurtos kalaci un dolce tipico. Tornati a Sovata abbiamo fatto il bagno nel Lago dell’Orso.
La sera siamo tornati a Praid al ristorante dove c’era musica dal vivo. con i violini. Abbiamo mangiato involtini e patate con fegato, poi macedonia con la panna e per me a richiesta senza.
Il sesto giorno era nuvoloso e allora siamo andati nella Terra dei Sassoni. I Sassoni sono stati chiamati dal re ungherese Andrea II nel XIII secolo per colonizzare queste terre distrutte da tartari. Loro ricostruirono diverse città e soprattutto delle belle chiese fortificate, molte sono patrimonio dell’umanità (Unesco).
Visitiamo Sighisoara che è patrimonio Unesco perché è tutta una città medioevale. All’entrata una bella ragazza in costume tradizionale sassone ci dà la piantina; era una città divisa in corporazioni e ognuna difendeva un pezzo di mura; facciamo il giro: bastione dei sarti, dei macellai, torre con orologio, chiesa, camera di tortura, casa di nascita di Dracula. Poi saliamo la lunga scalinata coperta e vediamo anche la chiesa sulla collina ornata con tappeti antichi e il cimitero sassone.
Proseguiamo in direzione Sibiu ma ci fermiamo a Biertan, dove si trova la più bella delle chiese fortificate sassoni, a Mediasch. Un affresco di Sankt Margaritekirche, il martirio dei 10.000, penso che faccia riferimento al massacro di sassoni fatto da Vlad Tepes (Dracula) il quale chiamò in Valacchia i commercianti sassoni a una festa e poi li fece impalare.
Vicino a Medias in una stradina collaterale non segnalata, ma chi cerca tesori nascosti la trova, tra due venditori di cavalli abbiamo girato verso un’altra chiesa fortificata Unesco a Wurmloch /Valea Viilor.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a Sibiu o Hermannstadt che è stata una delle capitali Sassoni e capitale Europea della cultura nel 2007, l’anno scorso. Purtroppo il Museo Bruckhental è chiuso, non siamo fortunati, sono le 17.00. Ma la chiesa evangelica gotica è aperta ed è molto bella. Torniamo a Sovata.
Nel settimo giorno abbiamo fatto ancora una volta il bagno nel lago salato di Sovata, poi siamo partiti verso Gheorgheni, attraverso la foresta. Sarebbe stato meglio andare nel primo giorno da Sibiu-Brasov-Gheorgheni e non ritornare a Praid perché qui il fondo stradale è un girone infernale. Da Gheorgheni la strada diventa normale e proseguiamo in direzione Lago Rosso. La strada sale continuamente ed è molto serpeggiante facendoci vedere panorami molto belli, fitte foreste di pino.
Dopo un mezz’ora di serpeggianti siamo arrivati al Lago Rosso che rosso non è. In ungherese si chiama Gyilkosto e vuol dire il Lago del crimine ricordando di un stupro che è stato punito da Dio buttando giù la montagna. Infatti è formato da una frana di 200 anni fa, ci sono ancora i tronchi degli alberi della foresta che sono rimasti interi a causa dell’ossido di ferro presente nell’acqua. Il Lago non è grandissimo, si fa il giro in barca con remi, facendo slalom tra i tronchi degli alberi.
Abbiamo preso alloggio nell’albergo proprio sulla collina davanti al Lago, da dove si vedeva uno splendido panorama delle montagne che facevano corona al lago, dietro la casa un campo di fiori e la foresta di pini. Un piccolo paradiso.
Dal Lago, a un km o due sulle strade con serpeggianti molto ripidi, si arriva alle gole di Bicaz, un luogo veramente mozzafiato. Quella selvaggia bellezza è stata per me come una rivelazione. Da allora, quando sono triste, con il cuore in pezzi penso a quel posto, al Lago e alle rocce, alla foresta di pini e sento che il mio cuore è là, a posto.
L’ottavo giorno torniamo a Gheorgheni, guardiamo un po’ una corsa di cavalli e a Lazarea visitiamo l’austero castello, poi proseguiamo verso Borsec.
Borsec è una decadente stazione termale con 12 fontane con acque minerale tutte diverse, circondato da monti e foreste di pino. Ma anche in piena stagione era quasi vuota. Due bimbi zingari di 7 - 8 anni si sono offerti di guidarci alle fontane. Ci hanno raccontato che in una delle case è nato un puledro.. :-) e alla 12sima fontana non volevano portarci perché “ha detto la mamma che là dorme l’orso.” Infatti in certi posti qui sono più numerosi gli orsi che gli uomini. Gli abbiamo comprato i biscotti per sdebitarci. Poi torniamo a Cluj dove lasciamo la machina.
Nono giorno. La mattina presto abbiamo preso il treno in direzione Oradea, (150 km/4-5 ore).
Il treno viaggia in una valle rocciosa con fitte foreste nella vale del fiume Crisul. Scendiamo a Suncuius.
La toilette della stazione è una cosa orrenda come anche quella dei treni. Se andate in Romania specialmente in posti sperduti portatevi la carta igienica. Camminiamo verso la foresta, mi colpisce il profumo di fiori e di piante di bosco sotto la rugiada, secondo me è il profumo del mondo appena creato. Troviamo prugne e mele di foresta, fragoline di bosco e le dividiamo tra di noi.
Passiamo un ponte che si muove tutto sotto i nostri passi. Qualche barca fa rafting, noi facciamo il barbecue e poi visitiamo una grotta, Ungurul Mare. Passeggiando in questo paesaggio sperduto mi sento in una cattedrale gotica costruita dalla natura. Le rocce sono non ripide ma proprio diritte e alte, come se la montagna si fosse spaccata in due.
Decimo giorno: la sera a Oradea siamo attesi per una cena luculliana nuovamente a base di carne, troppa carne.
Oradea è una città carina con una serenità particolare, un centro molto elegante su un fiume calmo e maestoso nel quale si rispecchia. E una zona di sorgenti termali e fonti di acqua minerale. Si dice che la sorgente dell'acqua curativa sgorgò proprio nel posto dove inciampò il cavallo del re Santo Ladislao. Non solo, ma gli apparve anche la Vergine Maria che gli disse di fondare lì una città che Lei avrebbe benedetto. Questa città è Oradea Gran Varadino. Lui è il santo protettore della città (per cattolici naturamente).
Visitiamo la basilica barocca, il palazzo vescovile in stille viennese, il centro commerciale Crisul di quattro piani, assaggiamo i fornetti poi sul Korzo. Prendiamo un gelato nella caffetteria museo dedicata a un poeta ungherese, Andrea Ady, la cui città preferita era Oradea; qui lavorò e di qui era la sua amante cui dedicò alcune delle poesie più appassionate. Torniamo sulla strada pedonale sempre per ammirare palazzi e guardare i negozi dei souvenir. Al teatro siamo arrivati al ponte centrale. A destra c’è la cupola della sinagoga. Vicino c’è l’Hotel Aquila Nera, un palazzo carino in stille liberty con una galleria luminosa. Visitiamo la chiesa ortodossa con la luna. Invece dell’orologio la chiesa ha inserito un disco di 3 m di diametro che mostra le fasi lunari.
Il pomeriggio andiamo a Felix, la stazione balneare; facciamo il bagno, visitiamo un lago naturale di ninfe rosa, una piccola chiesetta ortodossa in legno e i negozi.
Il giorno dopo prediamo il treno per Budapest e la sera prendiamo il pullman per Milano.