martedì 12 maggio 2009

Abiens valere jubet sanctos reges, Varadini

Janus Pannonius (1434-1472), grande figura della letteratura umanistica
ungherese. Fu inviato a Ferrara nel 1447 per seguire gli insegnamenti
dell’umanista ed educatore Guarino da Verona, la cui scuola divenne uno
dei centri più vivi dell’Umanesimo. Gli otto anni passati nella città degli
estensi furono decisivi per la sua vita, per il suo modo di pensare enaturalmente per la sua formazione letteraria. Da Ferrara si trasferì poi a
Padova. Ritornato in Ungheria non incontrò alcun compagno spirituale
adatto alla sua esigenza artistica e umanistica, il pubblico magiaro non era
ancora in grado di apprezzare appieno la sua poesia. In Ungheria soffrì una
profonda nostalgia perché, come disse Guarino, Pannonius, “fu italiano nei
suoi costumi”. Al centro della sua poesia c’era l’uomo che “deve rendere
bella e felice la vita”. Cfr. Folco Tempesti, La letteratura ungherese,
Sansoni-Accademia, Firenze-Milano 1969, pp. 23-24.

Una delle sue belle poesie si intitola Addio Varadino, infatti Abiens valere jubet sanctos reges, Varadini. Il poeta parte con la slitta trainata dai cavalli verso Budapest. Il poeta si separa con nostalgia dalla città dove ha compiuto i suoi primi studi, dalla biblioteca cosi ricca di libri, dal bel fiume fiume Koros/Cris, dalle acque termali curative, dalle statue di bronzo dorato dei re, di San Ladislao di cui chiede la protezione. E un'immagine bella che rispecchia l'importanza in quanto centro culturale della citta di Granvaradino già nel tempo dell'umanesimo.

In italiano non l'ho trovato, sono in ungherese, portoghese, tedesco e nel originale latino.

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